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Cimitero a Pellestrina

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Com’è scarso, com’è magro

questo cimitero stirato di fianco 

al mare ubriaco e al manto

risuonante della laguna.

 

Stiamo stretti l’uno all’altro,

(in mezzo il ricciolo del ricordo)

terra nostra così angusta,

così sospeso natio davanzale.

 

Sull’entrata scrivete: Pescano ora

conchiglie di pace le reti placate

delle antiche genti di mare.

 

Nell’alta marea del tempo

siamo noi - non dimenticate –

le fondamenta delle vostre case. 

 

 

(10/10/2010)

 

 Annamaria Pambianchi - 04/12/2016 09:27:00 [ leggi altri commenti di Annamaria Pambianchi » ]

Fai bene, Alberto, a ricordare le tombe patrizie della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo. Per contrasto si può dire che queste altre hanno avuto appena un cimitero e anche ’magro’. Il testo è un atto di gratitudine, per me necessario, verso quelle esistenze cancellate dalla memoria personale e comunitaria. E’ anche un’esortazione a recuperare quelle radici.
Ti sono molto grata per il tuo commento.


 Alberto Becca - 03/12/2016 21:24:00 [ leggi altri commenti di Alberto Becca » ]

Tutto vero, tutto stretto, tutto immobile e silenzioso: eppure a pochi chilometri, nella chiesa veneziana dei SS. Giovanni e Paolo, le tombe dei Dogi ci ricordano altri uomini, altre famiglie, altre storie.. Poesia estatica, essenziale, sepolcrale, di una bellezza austera (vera)

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